Consumi idrici ed energetici del Vaticano

L’articolo 6 dei Patti Lateranensi stabilisce che «l’Italia provvederà a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati che alla Città del Vaticano sia assicurata un’adeguata dotazione di acque in proprietà». Non esiste alcuna specificazione della quantità ritenuta «adeguata».

Nel 1999, in occasione della quotazione in borsa dell’azienda idrica romana, l’Acea, la società ha chiesto al Vaticano l’arretrato e il consumo per tutti i consumi non legati all’effettivo utilizzo di acqua, quali la manutenzione delle fognature e la gestione dei liquami. La querelle è stata risolta dal governo italiano con la legge finanziaria per il 2004, decidendo di versare all’Acea 25 milioni per gli arretrati e 4 milioni di euro annui a partire dal 2005. A tale cifra vanno aggiunti i consumi di gas ed elettricità: l’esenzione per IVA e accise è prevista dall’articolo 71 del D.P.R. n. 633/1972 (e successive modifiche ed integrazioni).

Secondo un articolo del Corriere della Sera del 5 luglio 2014, che fa riferimento alla fornitura elettrica, «il “regalo” energetico che lo Stato fa ogni anno alla Santa Sede e alla Repubblica del Titano ha un valore di 15-16 milioni di euro, ripartiti più o meno a metà» e che il Vaticano avrebbe accettato un taglio del 10%. I soli consumi elettrici del Vaticano ammonterebbero quindi ad almeno 6,75 milioni di euro l’anno. Una stima prudenziale di 10 milioni di euro all’anno per consumi idrici ed elettrici è pertanto verosimile. Non tiene neppure conto dell’impatto dei consumi di gas, sui quali ci riserviamo di ottenere maggiori informazioni.