Al momento Intese o comunque accordi fra le Regioni e le Conferenze episcopali regionali sono tredici: due, relative a Sardegna e Calabria, risultano ancora in fieri. Le rimanenti regioni, come verificato per Liguria e Abruzzo, si può presumere che facciano riferimento a vecchie normative quali il Dpr n. 128/1969 (“Ordinamento interno dei servizi ospedalieri”). Nonostante siano reperibili i testi delle intese delle tredici Regioni con le rispettive Conferenze Episcopali, tuttavia i relativi oneri sono pressoché ignoti. Le uniche informazioni trovate riguardano Emilia Romagna e Toscana (incomplete), Trento (Provincia) sub iudice, Veneto. Sulla base delle retribuzioni medie ricavabili da queste poche notizie, e considerando una certa costanza di valori, si può ragionevolmente ipotizzare in circa 25.000 euro il costo medio di un As (Assistente Spirituale) considerando che i tipi di contratto che intercorrono, oltre all’assunzione in ruolo, sono i più disparati (convenzioni, part time, contratti di collaborazione, ecc):

  • Bologna: Sant’Orsola Malpighi, 25.400 euro
  • Toscana: 27.922 euro
  • Trento (Provincia): 27.561 euro
  • Veneto: 23.735 euro
  • Taranto: 24.333 euro

Si trovano in rete numeri di assunti ma senza gli importi, né si ritrovano le relative delibere; se gli emolumenti calcolati fossero reali, al costo medio di 25.000 euro per As dovremmo attenderci una spesa in questo ordine di misura:

  • Lombardia: 120 As per 3.000.000 di euro
  • Sicilia: 300 As per 7.500.000 di euro
  • Lazio: 200 As per 5.000.000 di euro
  • Emilia Romagna: i costi sono stati forniti direttamente dall’assessorato regionale in un seguito a una richiesta del consigliere Franco Grillini e sulla scia di un’inchiesta del circolo Uaar di Bologna: quasi nove milioni in quattro anni.

Se Lazio e Sicilia possono risultare accettabili, non convince il dato lombardo che appare sottostimato per una regione in cui la sanità è in mano a CL. Poiché in genere la maggior parte delle Intese prevede che in ogni ospedale debba essere presente almeno un As, numero che viene incrementato di una ulteriore unità ogni 200-350 Pl (posti letto), si può formulare un’ipotesi su questa base. Nello specifico si possono mediare i valori più affidabili (Toscana, Trento, Veneto) contro quelli più opinabili (Lombardia, Lazio, Sicilia) ottenendo due valori (191 e 147 Pl per As) che possono rappresentare una ragionevole variabilità. Considerando che in Italia risultano 205.896 Pl pubblici si può ipotizzare che il numero degli As oscilli fra 1.078 e 1.401; nel caso di una spesa di 25.000 euro cadauno l’importo totale oscillerà fra i 27 e i 35 milioni di euro. Dunque una cifra intorno ai 30 milioni di euro, ma non certo esaustiva.

Si deve ricordare che a carico del Ssn e delle Asl ricadono le numerose spese di mantenimento di questo servizio. Si va dall’allestimento e dal mantenimento di cappelle, sacrestie e uffici, a quello degli As che hanno diritto ad alloggio ed a spese di mantenimento (luce, riscaldamento, pulizie, ecc). Anche in questo caso il computo è difficile se non si ricorre a un’ipotesi di ricarico annuo di 2.500 euro per As, in realtà poco più di 200 euro al mese – cifra sicuramente fin troppo conservativa per rappresentare il corrispettivo di un affitto o di un rimborso trasporti per gli As che devono servire più strutture – e si giunge così a una stima di 35 milioni di euro (fra i 30 e i 40 milioni). Si ha anche notizia che il Ssn pagherebbe più sacerdoti che odontoiatri: 387 contro 171. Dunque se anche questi 387 dovessero essere da sommare a quelli fin qui ipotizzati la spesa finale ricadrebbe fra i 40 e i 50 milioni di euro.